Ansia sociale: cos'è e come affrontarla
Cos’è l’ansia sociale
I disturbi d’ansia sono i quadri di rilevanza clinica maggiormente diffusi. Colpiscono fra il 7 e il 14% della popolazione generale (Baxter et al., 2013; Wittchen et al., 2014). Fra i quadri sintomatologici ascrivibili all’ansia, il disturbo d’ansia sociale è il secondo più diffuso (Wittchen et al., 2014), l’esordio è riscontrabile nella prima adolescenza (Stein, 2008) e ha una prevalenza nel genere femminile (Ruscio et al, 2008).
L’ansia sociale è caratterizzata da una paura molto intensa, che può riguardare una o più situazioni sociali ben definite, come parlare in pubblico, mangiare davanti ad altre persone, essere osservati dagli altri e così via. Per chi soffre di ansia sociale, potrebbe ad esempio diventare difficile anche la frequentazione quotidiana del proprio ambiente di lavoro, della scuola o riuscire a passare serate in compagnia di amici. Chi vive con le paure connesse all’ansia sociale, infatti, sperimenta reazioni emotive intense rispetto ad alcuni contesti sociali. Questo perché certe situazioni sociali specifiche vengono ricondotte al timore di essere giudicato negativamente dagli altri. Si teme di essere percepiti come non sufficientemente competenti, troppo deboli, agitati, non abbastanza equilibrati, noiosi e poco, se non per nulla, intelligenti e così via.
Chi vive con le sensazioni e le reazioni emotive tipiche dell’ansia sociale spesso mette in campo spontaneamente strategie di gestione della paura legate all’evitamento di determinate situazioni. Il timore di essere giudicati in modo negativo porta la persona a evitare luoghi e situazioni che potrebbero elicitare i vissuti ansiosi già sperimentati in precedenza.
Questa strategia non è però funzionale nel medio e nel lungo termine, in quanto può risultare invalidante in alcune aree importanti della vita. Pensiamo, ad esempio, a quanto possa essere complesso affrontare il proprio ambiente lavorativo temendo costantemente il giudizio negativo da parte degli altri, oppure a quanto possano essere sfidanti le relazioni amicali per chi ha timori e vissuti emotivi negativi in situazioni che hanno a che fare con la socialità.
Questo determina una drastica riduzione delle proprie attività quotidiane. Si visitano sempre meno luoghi diversi e si evitano un maggior numero di situazioni, innescando un circolo vizioso che porta a un incremento dello stato ansioso e alla riduzione della propria qualità di vita (Turner et al., 1994).
Un ulteriore aspetto da non sottovalutare nel disturbo d’ansia sociale è che chi ne soffre può riscontrare, in alcuni casi, un vissuto di ansia anticipatoria prima di una situazione sociale temuta. In alcuni casi, il vissuto ansioso è costante e continuativo e può durare fino a molte settimane consecutive. Per altre persone, invece, lo stato d’ansia che precede un evento specifico si presenta come più acuto e improvviso, meno duraturo nel tempo, anche sotto forma di attacco di panico al pensiero della situazione di cui si ha paura.
Un altro risvolto dell’ansia sociale è che la persona tende a dare una valutazione quasi sempre negativa di se stessa e della propria prestazione. A seguito di un evento specifico o di una situazione sociale, la persona ripensa a lungo e analizza esageratamente come siano andate le cose, selezionando esclusivamente gli aspetti negativi, esagerandoli, “gonfiandoli” e avendo l’impressione che le conseguenze possano essere molto maggiori di quanto poi non si riveleranno essere in realtà. Il giudizio negativo viene attribuito anche a coloro che hanno assistito a quella prestazione, andando a confermare le proprie aspettative negative. Queste conferme andranno a rafforzare ancor di più i propri timori e l’ansia sociale stessa.
Quali sono i sintomi
Quindi se sono timido significa che soffro di ansia sociale? No, in quanto si tratta di una condizione che va oltre la semplice introversione o la fatica ad aprirsi con gli altri. Come anticipato, l’ansia sociale è caratterizzata da paure così invalidanti da intaccare il buon funzionamento di aree fondamentali della vita, limitando la persona che ne soffre in modo importante.
È inoltre fondamentale ricordare che una corretta diagnosi deve essere fatta da un professionista della salute mentale, che possa raccogliere informazioni precise riguardo la situazione della persona che teme di soffrire di un disturbo d’ansia sociale.
Se le paure descritte sono vissuti conosciuti, con cui ci si sta interfacciando, è quindi utile contattare un professionista, mettendosi in ascolto dei segnali che indicano che ci si trova in un momento di difficoltà. L’ansia sociale comporta alcuni segnali, che coinvolgono mente e corpo:
- Sul piano fisiologico si possono riscontrare tremori, palpitazioni, sudorazione eccessiva, rossore al volto, respiro rapido, eventuali dolori allo stomaco e nausea, necessità di andare in bagno per scaricarsi. In alcuni casi si può avere la sensazione di perdere il controllo.
- Sul piano cognitivo si può avere la sensazione di avere la mente vuota, ci si può sentire sempre più in allarme e in pericolo laddove ci si senta al centro dell’attenzione e sotto giudizio altrui; possono emergere aspettative e immagini negative sulla situazione, che tendono a incrementare il senso di tensione, allerta e paura; il focus rimane costantemente sugli aspetti negativi della situazione e della valutazione di sé.
Nel DSM-V, il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, i sintomi dell’ansia sociale fanno riferimento a:
- Forte paura o ansia, che può essere sproporzionata rispetto alla situazione vissuta. Queste sensazioni si presentano sistematicamente quando si è esposti al possibile giudizio altrui
- L’esposizione alla situazione che si teme produce uno stato d’ansia intenso legato al ricevere un giudizio negativo
- Le situazioni sociali temute provocano quasi invariabilmente ansia e paura
- Le situazioni sociali temute vengono evitate oppure tollerate con paura e ansia intensa
- Paura e ansia sono sproporzionate rispetto alla minaccia effettiva della situazione sociale alla quale si è esposti
- I vissuti di ansia, paura e l’evitamento perdurano per 6 mesi o più
- Il disagio che consegue è clinicamente significativo o compromette il funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti della vita
Il manuale precisa che, laddove i sintomi si presentino solo quando ci si trova di fronte a una prestazione, allora è possibile parlare di “disturbo d’ansia sociale correlato alle performance”.
Come affrontare l’ansia sociale
Come abbiamo visto, chi soffre di ansia sociale vive una condizione complessa, in cui paure e preoccupazioni si intrecciano con sensazioni fisiche spiacevoli. L’istinto potrebbe quindi essere quello di evitare luoghi e situazioni che possano generare i vissuti ansiosi connessi al timore del giudizio negativo. Come anticipato, però, questa risposta non è quella più efficace a lungo andare, rischiando di avere un impatto rilevante sulla qualità di vita personale.
È importante considerare, infatti, che l’ansia sociale non sia esclusivamente un problema di cui liberarsi. Possiamo pensare che sia come una spia del cruscotto della nostra auto, che si accende durante il viaggio. Non possiamo solo spegnere la spia, ma è necessario andare alla radice del problema, indagando il messaggio che porta con sé, altrimenti la nostra auto finirà per fermarsi. Nel caso in cui non sia possibile farlo autonomamente, è possibile chiedere un aiuto.
Un percorso psicoterapeutico permette di approfondire la sofferenza vissuta nei contesti interpersonali, le limitazioni che ne conseguono, ma soprattutto di comprendere e trasformare i meccanismi attivatori dell’ansia sociale.
Psicologo e ansia sociale
Leggere l’ansia sociale come un segnale di una sofferenza più profonda permette di considerare non solo la componente patologica del vissuto ansioso, ma di porre attenzione alla persona a tutto tondo, nella sua interezza. Secondo questo tipo di lente, in terapia è possibile prendersi cura delle componenti emotive e relazionali che contribuiscono allo sviluppo dell’ansia sociale.
Lo psicologo, quindi, approfondisce il modo in cui ogni singola persona sperimenta i vissuti ansiosi, così da co-costruire insieme una lettura che dia un significato all’ansia sociale, all’interno del ciclo di vita di ognuno, nello specifico.
L’obiettivo della psicoterapia è favorire una maggiore consapevolezza personale delle dinamiche che stanno dietro l’ansia sociale, così da poter individuare strategie e strade differenti rispetto a quelle percorse in precedenza, cosicché la persona possa migliorare la propria qualità di vita e il proprio benessere.
Riferimenti
American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi
mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano, 2015.
Baxter, A. J., Scott, K. M., Vos, T., & Whiteford, H. A. (2013). Global prevalence of anxiety disorders: a systematic review and meta-regression. Psychological medicine, 43(5), 897-910.
Ruscio, A. M., Brown, T. A., Chiu, W. T., Sareen, J., Stein, M. B., & Kessler, R. C. (2008). Social fears and social phobia in the USA: results from the National Comorbidity Survey Replication. Psychological medicine, 38(1), 15-28.
Stein, M. B., & Stein, D. J. (2008). Social anxiety disorder. The lancet, 371(9618), 1115-1125.
Turner, S. M., Beidel, D. C., & Jacob, R. G. (1994). Social phobia: a comparison of behavior therapy and atenolol. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 62(2), 350.
Wittchen, H. U., Knappe, S., & Schumann, G. (2014). The psychological perspective on mental health and mental disorder research: introduction to the ROAMER work package 5 consensus document. International journal of methods in psychiatric research, 23(S1), 15-27.