Cherofobia: la paura di essere felici

Hai presente quella sensazione che le cose siano troppo belle per essere vere, quando il fatto che tutto stia andando per il verso giusto?
Alcune persone non riescono a superare questa sensazione e sono a rischio di sperimentare la Cherofobia.

 

Cos’è la Cherofobia

Questa parola descrive la paura irrazionale che spinge le persone ad una apparentemente inspiegabile avversione all’essere felici. Il termine arriva dalle parole greche kairós, “ciò che rallegra”, e fóbos, “paura”. Con essa si descrive la paura di partecipare ad attività che la maggior parte delle persone percepirebbe come piacevoli o divertenti.
La “paura della gioia” non descrive una condizione di perenne tristezza, ma più una costante attenzione a evitare attività ed eventi sociali che si teme possano indurre emozioni positive o felicità.
Non sono le attività in sé a indurre paura, ma la sensazione che se ci si lasci andare alla felicità e alla spensieratezza, qualcosa di terribile possa succedere.
Nella cherofobia è presente la convinzione che quando una persona diventi felice un evento negativo avvenga presto che inficerà la felicità raggiunta e punirà un individuo per la sua ricerca di soddisfazione.

 

Quali sintomi

Quali sono i segni e sintomi che consentono di riconoscere la cherofobia? Come le altre fobie, la cherofobia è una forma di ansia, intesa come un irrazionale o eccessivo senso di paura per una minaccia percepita. Nel caso della cherofobia, l’ansia è collegata alla partecipazione in attività teoricamente positive, il che la rende una condizione difficile da comprendere per chi non l’ha mai provata.
Come per le altre fobie, la paura della felicità può produrre sintomi differenti in diverse persone. Nei casi più gravi, anche il solo pensiero di essere felici può innescare uno o più dei seguenti sintomi:

  • Confusione
  • Accelerazione del battito cardiaco
  • Tremori, brividi
  • Ondate di caldo o freddo
  • Difficoltà a respirare
  • Insensibilità o formicolio
  • Senso di disconnessione dalla realtà
  • Pensieri di morte
  • Pesantezza al torace
  • Nausea o disturbi gastrointestinali
 

Il comportamento principale, legato agli stati ansiosi tipici della cherofobia è l’evitamento attivo di opportunità che possano portare a cambiamenti positivi nella propria vita a causa di ciò che potrebbe conseguirne.
Alla base di questi sintomi, è possibile individuare 4 credenze principali per l’avversione alla felicità:
“Essere felice significa che mi succederà qualcosa di male”
“La felicità ti rende una persona cattiva o peggiore”
“Mostrare di essere felici per qualcosa è male per sé e ferisce le persone attorno a noi”
“Cercare di essere felice è uno spreco di tempo e di sforzi”
Siccome la ricerca della felicità è un atteggiamento negativo, tutti gli eventi che possono condurre ad essa vengono evitati per evitare le conseguenze.

 

Esiste una diagnosi?

La cherofobia è un concetto nuovo in letteratura e non ha ancora una definizione clinica (Joshanloo 2013; Joshanloo & Weijers 2014) nei manuali diagnostici che definiscono i criteri diagnostici dei disturbi psicologici. Tuttavia, nonostante l’assenza di una diagnosi precisa, il trattamento della cherofobia è un tema che sta acquisendo maggiore rilevanza.
Pur non avendo una definizione univoca, la cherofobia ha mostrato una correlazione con altri disturbi d’ansia e i disturbi dell’umore e un maggiore rischio generale di sviluppare un disturbo psicologico (Eisner, Johnson, & Carver, 2009).
Inoltre, alcune caratteristiche individuali hanno mostrato legami con la cherofobia, come l’introversione, il perfezionismo, il giudizio altrui, il senso di colpa oltre che lo sviluppo di un attaccamento ansioso evitante.
Anche alcune credenze individuali sono state collegate con una maggiore sensibilità all’avversione alla felicità. Alcuni esempi possono essere la religiosità, la credenza nel karma e nella magia, il perfezionismo,la tendenza all’isolamento e la solitudine (Joshanloo, 2022).

Trattamenti e incontri con psicologo

La cherofobia, come in generale le altre forme dell’ansia, è un vissuto che ha lo scopo di proteggere un individuo da esperienze che sono percepite come pericolose.
Non tutte le persone che esperiscono l’avversione alla felicità necessitano di un trattamento clinico. Questa eventualità si concretizza solo nel caso in cui questa paura interferisca con la qualità della vita rendendo impossibile mantenere un lavoro o curare le relazioni.
Il lavoro di un terapeuta accompagna il paziente a lavorare sul proprio passato per guardare al futuro senza paura. L’elemento centrale è riconoscere quali elementi siano alla radice di questa paura, nell’esperire eventi positivi ed emozioni positive. Diverse cause possono essere alla base della cherofobia, come ad esempio un conflitto con una persona amata o un’esperienza negativa che può essere associata a un evento specifico.
Affrontare la cherofobia, significa cambiare il modo in cui percepiamo la realtà e in cui pensiamo. Significa riconoscere e comprendere i meccanismi che mettiamo in atto per proteggerci da situazioni che percepiamo come pericolose.

A prescindere dal loro impatto nella vita di tutti i giorni, se i sintomi si manifestano per più di sei mesi, è importante rivolgersi a un professionista che aiuti ad identificare la situazione e a guardare al futuro con speranza.

Bibliografia

Eisner, L. R., Johnson, S. L., & Carver, C. S. (2009). Positive affect regulation in anxiety disorders. Journal of anxiety disorders, 23(5), 645-649.

Joshanloo, M. (2013). A comparison of Western and Islamic conceptions of happiness.

Joshanloo M, et al. (2013). Cross-cultural validation of the fear of happiness scale across 14 national groups. researchgate.net/publication/308913779_Fear_of_Happiness_Scale

Joshanloo M, et al. (2014). Aversion to happiness across cultures: A review of where and why people are averse to happiness.

Joshanloo, M., Lepshokova, Z. K., Panyusheva, T., Natalia, A., Poon, W. C., Yeung, V. W. L., … & Jiang, D. Y. (2014). Cross-cultural validation of fear of happiness scale across 14 national groups. Journal of Cross-Cultural Psychology, 45(2), 246-264.

Kazdin, A. E. (2000). Encyclopedia of psychology (Vol. 8, p. 4128). American Psychological Association (Ed.). Washington, DC: American Psychological Association.

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