Quando è meglio divorziare?

Nel corso di una relazione di coppia, anche nel caso in  cui duri da diversi anni, è possibile vivere dei momenti difficili, di vera e propria crisi, che portano a domandarsi “dovremmo separarci?” o “dovrei chiedere il divorzio?”.

Trovare risposta a queste domande non è però sempre semplice. Le variabili in gioco sono molte: i figli, la casa, i progetti comuni, le famiglie di origine, l’alternarsi di conflitti e momenti di tranquillità in cui tutto sembra “come prima”… Questi e altri elementi, per ognuno diversi, concorrono a rendere difficile prendere una scelta netta in merito alla separazione. 

Non è possibile fornire una checklist precisa che, se compilata, possa dare una risposta. È proprio per la specificità di ogni situazione e dei fattori importanti per ognuno dei partner, che non è possibile dare delle indicazioni univoche e inequivocabili in merito alla possibilità di divorziare. Ogni coppia ha la propria storia e vive progetti e accordi impliciti su come dovrebbero andare le cose all’interno della relazione. 

Diventa quindi necessario andare oltre la ricerca di una risposta alla domanda “dovrei separarmi?”, portando alla luce aspetti più profondi di sé e della situazione relazionale che si sta vivendo. 

 

Qual’è “lo stato di salute” della coppia?

 

La coppia è ben di più che la sola somma dei due partner che la compongono. Potremmo considerarla come un “terzo elemento”, che ha delle caratteristiche influenzate dal patto di coppia che ne ha sostenuto la formazione e la crescita. 

Il grado di esclusività della relazione, le abitudini quotidiane, la disponibilità all’aiuto reciproco, la quantità di tempo trascorso insieme, sono solo alcuni degli aspetti su cui le coppie trovano un equilibrio o esplicitamente, parlandone, o implicitamente, potremmo dire spontaneamente. L’accordo di coppia non è però immutabile e può essere necessario aggiornarlo a seconda di ciò che accade e dei nuovi bisogni di ognuno. Ad esempio, se uno dei due partner vive un aumento del carico lavorativo, avrà meno tempo da dedicare alla coppia e alla famiglia, vivendo un maggior livello di stress. La coppia sarà in grado di aggiornare gli accordi presi in precedenza (implicitamente ed esplicitamente), cambiando le proprie abitudini relazionali e familiari, fornendo un luogo sicuro per accogliere il maggiore stress accumulato, o ci sono degli elementi che ostacolano questo cambiamento a causa di fattori pregressi non affrontati, ad esempio attriti riguardo uno sbilanciamento del coinvolgimento nella vita familiare non concordato?

 

Per comprendere quindi lo stato di salute della coppia, sarà importante tener conto di diversi aspetti:

  • la sintonizzazione emotiva, ovvero la capacità di comprendere e condividere gli stati emotivi reciproci
  • la capacità dei partner di esprimere un bisogno di cura e di riconoscerlo nell’altro, reciprocamente
  • il senso di sicurezza e di appartenenza alla coppia
  • la possibilità di ricevere e dare conforto, sentendo di avere un porto sicuro a cui tornare in caso di difficoltà.

 

Dal punto di vista relazionale sono inoltre importanti fattori come:

  • la condivisione dell’esclusività o meno del rapporto;
  • la regolazione dei confini con l’esterno;
  • la regolazione della distanza/vicinanza fra i partner;
  • la disponibilità reciproca.

 

Se questi fattori subiscono una variazione, la coppia va incontro a un cambiamento, a seguito del quale, fisiologicamente, si cercherà un nuovo equilibrio. Se la coppia non raggiunge un nuovo punto di omeostasi, riuscendo a rinegoziare un nuovo contratto, il senso di malessere può accumularsi nel tempo e crescere tanto da indurre una crisi a cui non sembra esserci soluzione. 

è importante ricordare che anche gli eventi esterni  alla coppia possono essere fonte di crisi. Lutti, perdite, cambiamenti lavorativi importanti, la nascita di un figlio, trasferimenti abitativi, sono solo alcuni esempi di avvenimenti che possono mettere alla prova la tenuta del patto di coppia e della capacità di riassestarsi in un nuovo assetto relazionale. 

 

Ci sono dei fattori individuali che alimentano il dubbio?

 

Quando le coppie arrivano in sede di consultazione psicologica, non portano con sé unicamente fattori che riguardano la relazione, ma riflessioni e vissuti che hanno a che fare con i singoli individui che la compongono. 

Ognuno dei due partner, infatti, vive a proprio modo l’investimento emotivo nei confronti della coppia, la genitorialità, le speranze riposte nei progetti condivisi e così via. Ognuno può sentire in modo differente la paura della solitudine, la vergogna nei confronti del contesto relazionale che circonda la coppia, il timore di non aver considerato tutte le possibilità e di non aver fatto abbastanza per risolvere la crisi di coppia, il conflitto con i propri valori. 

Può quindi capitare che, in aggiunta ai conflitti e agli innumerevoli confronti con il proprio partner, ci si ritrovi a rimuginare lungamente su queste preoccupazioni, sentendo di essere in un circolo vizioso, che non porta a una decisione sul da farsi, non avendo chiarezza su ciò che è meglio per sé e per la propria famiglia.

 

Ho/abbiamo bisogno di un punto di vista esterno?

 

La psicoterapia può essere un luogo in cui fare abbassare il rumore assordante della crisi che si sta vivendo, un momento in cui guardare con maggiore distanza le variabili in gioco, sentendo di ridurre il senso di sopraffazione che può capitare di sperimentare in questi casi.

 

La terapia di coppia aiuta i partner a identificare quali aspetti individuali hanno sostenuto la costruzione della crisi, quali fattori pregressi possono aver alimentato la situazione attuale e in che modo il patto di coppia sia stato messo in discussione. La comprensione più profonda di ciò che sta accadendo permette alla coppia di mettere a fuoco se il lavoro della terapia debba andare verso la ricostruzione di un nuovo equilibrio o verso una separazione che possa tenere in considerazione il benessere di entrambi i partner. 

 

L’obiettivo della terapia di coppia è tenere sempre al centro i bisogni della coppia e non quelli di uno dei due individui. La terapia individuale, invece, permette di avere uno spazio in cui riflettere su di sé e sui propri bisogni. Aiuta a fare ordine su ciò che si è vissuto in precedenza e che può aver alimentato aspettative e comportamenti che hanno sostenuto la crisi. Ampliare la comprensione di sé, aiuta a definire con maggiore chiarezza ciò che si desidera e le possibili strade che si possono percorrere.

 

Riferimenti

Attili, Attaccamento e amore, 2004

Attili, Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente, 2007

Cavanna, G. C. Zavattini, L. Carli, Psicologia delle relazioni di coppia, 2009

Francini, G., Il dolore del divorzio, 2014