La mente addormentata: i sogni e
il loro significato
Chi più chi meno, tutti abbiamo provato a sognare durante l’addormentamento.
Alcuni fanno sogni ripetuti, alcuni fanno sogni in bianco e nero e altri a colori. Esistono sogni realistici, bizzarri e confusi. Alcuni ricordano e altri fanno più fatica a rievocare durante la veglia i sogni. Se siete interessati ai vostri sogni, cercate di allenarvi a ricordarli durante il giorno.
In qualsiasi modo siano i vostri sogni, è interessante pensare che essi dicono sempre qualcosa di noi: siamo infatti sempre noi i registi della nostra attività onirica.
Il linguaggio dei sogni è però più complicato da leggere, non avvalendosi della mente logica e razionale che conosciamo e usiamo durante il giorno, ma utilizzando anzi più spesso emozioni, simboli e linguaggio allegorico e associativo.
Secondo Freud (1900), per il quale i sogni rappresentavano la strada maestra per accedere all’inconscio, quando componiamo la scenografia dei nostri sogni, i personaggi e tutto il resto, possiamo attingere da stimoli del mondo esterno, da esperienze soggettive, da stimoli organici e somatici che sentiamo nel corpo e da altre attività mentali durante il sonno.
L’evidenza empirica oggi ha supportato alcune di queste componenti. Lo sviluppo del concetto di “residuo diurno” nella teoria e nella terapia psicoanalitica ha infatti dimostrato che gli eventi vissuti nel giorno precedente possono essere identificati nei contenuti dei sogni, se attentamente esaminati. Sebbene la prevalenza dei ricordi episodici (ricordi specifici di esperienze vissute) nei resoconti onirici sia tuttora oggetto di dibattito, è ormai generalmente accettato il concetto che le esperienze della veglia siano la principale fonte di immagini oniriche.
Il contenuto emotivo ed il vissuto del regista sognatore sono parimenti fondamentali ed interessanti. Alcuni sogni che a molti possono essere capitati possono essere il restare paralizzati o intrappolati, essere nudi in pubblico o trovarsi in mezzo a recite ed esami. Spesso questi sono associati ad un vissuto emotivo sgradevole, doloroso o angosciante. Tradizionalmente a questi sogni viene attribuito il significato rispettivamente di sensazione di impotenza, paura di essere esposti al giudizio esterno e all’ansia da prestazione o alla paura di un possibile fallimento. Mentre il linguaggio della logica è di difficile applicazione al contenuto onirico, le emozioni e l’esperienza soggettiva che sono associate ai sogni non mentono mai..
Come cambiano i sogni nel corso della vita?
Ebbene sì, non sogniamo sempre nello stesso modo nel corso della nostra vita. Secondo Piaget e Foulkes, circa fino ai 5 anni, le scene oniriche sono prevalentemente statiche, non ci sono personaggi in movimento o interazione sociale, ed il sognatore non è un personaggio attivo e presente nella sceneggiatura dei sogni. Tra i 5 e i 7 anni, i sogni diventano più lunghi, i personaggi cominciano ad entrare in interazione reciproca e ci sono alcune sensazioni fisiche familiari. Verso gli 8 anni, il sognatore diventa protagonista, le possibili scene si arricchiscono di dettagli e possibilità ed entrano nei sogni dettagli autobiografici. Dai 9-10 anni in poi, nei sogni si trova una rappresentazione di sé come personaggio principale.
E gli incubi o i sogni con contenuti sgradevoli?
Fin dagli albori della civiltà, il rapporto tra sogno e paura è stato a lungo descritto in culture diverse. Sebbene le culture antiche e alcune culture contemporanee interpretino i sogni come consigli divini, i dati principali delle neuroscienze oggi indicano un meccanismo di memoria che metabolizza le emozioni negative e fa una simulazione delle minacce per preparare gli individui alle sfide e alla difficoltà. Gli incubi sono estremamente frequenti prima dei 6 anni, ma restano un evento non raro per tutto il resto della nostra carriera di sognatori.
I sogni ricorrenti raffiguranti situazioni minacciose si sono però anche rivelati un segno importante nella diagnosi del disturbo da stress post-traumatico. Gli incubi post-traumatici sono descritti fino al 70% delle persone che soffrono di disturbo da stress post-traumatico e circa il 50% dei sogni post-traumatici rappresenta repliche esatte degli eventi traumatici. Le descrizioni dei sogni raccolti dai newyorkesi dopo gli attacchi dell’11 settembre includevano spesso episodi in cui erano stati travolti da un’onda anomala o attaccati e derubati. I sogni durante la pandemia riflettevano la paura del contagio, dei cambiamenti di isolamento sociale e la sofferenza mentale associata al COVID-19.
Quindi cosa fare dei nostri sogni?
Se siete interessati al vostro contenuto da registi onirici, potete:
- Tenere un diario dei sogni e diventare osservatori dei vostri sogni
- Quando ricordate un sogno, provate a ripercorrerne il vissuto emotivo e a capire se e come cambia durante il sogno e se vi ricorda qualcosa che è successo durante il giorno (dentro la vostra mente o come evento esterno)
- Quando ricordate un sogno, provate a cercare di capire cosa avete pensato durante il sogno (sì, pensiamo anche durante i sogni molto spesso)
- Osservare se avete avuto sogni ripetuti a contenuto traumatico e stressante, e valutare di parlarne con un professionista per cercare di capire cosa vi segnalano
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